Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, assieme al ministro della difesa Yoav Gallant e al ministro Benny Gantz, è in attesa del verdetto del governo per il voto sull’accordo sugli ostaggi detenuti a Gaza. Nonostante il cessate il fuoco, l’intervento militare sulla Striscia persiste, con l’obiettivo dichiarato di distruggere Hamas e garantire il ritorno di tutti gli ostaggi. Se approvato, l’accordo vedrebbe il rilascio di circa 50 ostaggi israeliani e una breve tregua nei combattimenti
di Mario Tosetti
All’inizio della seduta di governo israeliana il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, insieme al Ministro della Difesa Yoav Gallant e al Ministro Benny Gantz, hanno esortato i membri del governo a sostenere l’accordo per il rilascio degli ostaggi attualmente detenuti a Gaza. Pur dichiarandosi in guerra, Netanyahu afferma che le operazioni militari in Gaza continueranno nonostante qualsiasi cessate il fuoco.
Netanyahu punta ad ottenere il ritorno di tutti gli ostaggi, a cancellare qualsiasi minaccia proveniente da Gaza e a distruggere Hamas. Il leader israeliano ha inoltre espresso gratitudine al Presidente americano Joe Biden per il suo contributo all’accordo.
L’accordo presunto promette il rilascio di circa 50 ostaggi israeliani detenuti da Hamas e da altri gruppi jihadisti. In cambio, ci sarebbero 4-5 giorni di tregua nei combattimenti. Ciò potrebbe coinvolgere la liberazione di 40 bambini e 13 donne reclusi nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre. Durante questo periodo di tregua, Israele si impegnerebbe a interrompere le operazioni di raccolta di informazioni e ad autorizzare l’ingresso di 300 camion di aiuti umanitari.
Per garantire sicurezza, Netanyahu ha assicurato che l’ accordo non includerà il rilascio di prigionieri condannati per omicidio. Tuttavia, l’intesa ha incontrato una fiera resistenza da parte dell’ala ultradestra del governo, guidata dal Ministro delle Finanze Betzalel Smotrich e dal Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir. I leader dell’ultradestra sostengono che l’accordo comprometterebbe la sicurezza dei soldati israeliani nella Striscia e ritarderebbe il rilascio degli altri ostaggi. Inoltre c’è chi obietta sulla modalità dell’accordo. Secondo Haaretz, la liberazione degli ostaggi avverrà in modo diluito: 10 ostaggi rilasciati ogni giorno, per 5 giorni. Israele, aggiunge il quotidiano, spera in realtà di riuscire a riportarne a casa fino a 80. Ed è proprio questa modalità per fasi che preoccupa una serie di attori importanti in Israele. A cominciare dalle famiglie degli ostaggi, che ieri sera in un lungo incontro con Netanyahu e il resto del gabinetto di guerra avevano messo in chiaro la loro richiesta: «Liberi tutto e subito». Il timore, come spiega il Corriere, è che i capi di Hamas giochino poi coi termini dell’accordo, sfruttando la finestra di tempo per rimangiarsi la parola data, magari dopo aver rilasciato una prima parte degli ostaggi e accusando gli israeliani di non rispettare alcuni elementi dell’intesa.
Diversi media riferiscono che l’annuncio sull’esito della votazione potrebbe avvenire nelle prossime ore, nel corso o subito dopo la riunione del gabinetto di guerra israeliano convocata da Netanyahu per le 18 locali.
Nel frattempo, le voci di un possibile accordo per la liberazione degli ostaggi sono state rafforzate da dichiarazioni del Ministro degli Esteri del Qatar e del leader di Hamas, Ismail Haniyeh. Entrambi sostengono che le trattative stanno raggiungendo un punto di avanzamento significativo.
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