Dopo l’ennesimo naufragio sulle coste libiche la Commissione europea nel briefing con il punto stampa è stata interrogata su quali siano le operazioni che l’esecutivo europeo ha intenzione di mettere in moto per prevenire le conseguenze dei flussi migratori clandestini

di Emilia Morelli

Dopo la strage di migranti sulle coste del litorale calabrese, a Cutro, un nuovo naufragio è avvenuto davanti alle coste libiche. Per adesso sono disperse 30 persone, mentre i 17 superstiti sono arrivati nel porto di Pozzallo. I naufraghi sono tutti uomini provenienti dal Bangladesh e sono stati salvati dalla nave mercantile  “Froland” che li ha assicurati alle motovedette della Guardia Costiera. Ad attendere a Pozzallo i sopravvissuti vi erano il personale dell’Asp, della Croce Rossa e le forze dell’ordine.

L’ennesimo naufragio e cosa fare per prevenirne altri è stata una questione sollevata nel corso del quotidiano briefing con la stampa della Commissione europea. In particolare si è domandato se la missione navale di sicurezza e difesa comune a cui aderiscono 23 Paesi europei, “Irini” che vuol dire pace in greco, può svolgere un ruolo attivo per arginare le devastanti conseguenze dei flussi migratori.

“Irini non opera nelle acque libiche, le operazioni di ricerca e soccorso in acque libiche sono autorizzate solo per le imbarcazioni libiche”, ha risposto Peter Stano, portavoce della Commissione. Tuttavia si è obbiettato che nel caso specifico dell’ultimo naufragio il barchino non era in acque libiche ma in acque internazionali. Stano, però, è rimasto fermo.   “Non possiamo commentare sulle operazioni delle navi delle missioni. Se una nave di Irini è vicina è obbligata ad intervenire, come ogni altra nave”, ma la posizione delle navi di Irini è una questione “strettamente operativa: bisogna chiedere alla missione”.

Il portavoce della Commissione ha poi aggiunto “Le navi Irini pattugliano una zona particolare determinata dall’accordo dagli Stati membri e non è la rotta principale dei migranti. Irini è stata progettata e approvata dagli Stati membri prima di tutto per vigilare sull’applicazione dell’embargo Ue sulle armi alla Libia. Questo è il suo obiettivo primario. L’obiettivo secondario è lavorare contro le reti di trafficanti e condurre quando necessario operazioni di ricerca e soccorso così come per ogni nave in base alla legge internazionale del mare”.

Una soluzione sembra invece proposta da un’altra portavoce, Ana Pisonero, che ha spiegato che Bruxelles intende mettere a disposizione della Libia “altre imbarcazioni”. “Una parte del sostegno dell’Ue alla Libia è cercare di stabilizzare la situazione e potenziare le loro capacità di gestione delle frontiere, non posso dare annunci rispetto alle tempistiche, ma vediamo chiaramente che c’è una necessità di rafforzare la capacità libica, perché non sempre hanno i mezzi per gestire le frontiere”, ha osservato Pisonero evidenziando: “quando ci sono persone in pericolo è obbligatorio intervenire”.

Dana Spinant, un’altra portavoce della Commissione ha però sottolineato che il coordinamento europeo sui migranti non “include  discussioni operative su quali navi debbano intervenire” nelle operazioni di soccorso e “la Commissione europea non ha né le capacità né le competenze per intervenire”. E’ chiaro che “smantellare le attività dei trafficanti di migranti è un obiettivo che tutti vogliamo perseguire a livello europeo, sono persone sconsiderate che si stanno arricchendo alle spalle della disperazione e dei rischi che si assumono i migranti per raggiungere l’Europa. Si tratta di un obiettivo che molto chiaramente condividiamo tutti” e “l’idea che ogni vita persa in mare è una vita persa di troppo e che tutti dobbiamo fare tutto il possibile per evitare questo che accada di nuovo è sempre nella mente della presidente von der Leyen”, ha aggiunto Spinant.

Ad ogni modo è apparso chiaro che al prossimo Consiglio europeo sul dossier migranti è previsto esclusivamente un dibattito tra i leader ma non sono in programma “nuove conclusioni”.

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