Kevin McCarthy, il candidato principale dei repubblicani ma considerato troppo moderato dai trumpiani, non ha ottenuto la maggioranza nemmeno alla sesta votazione

di Carlo Longo

Nuova sconfitta per i Repubblicani. La Camera degli Stati Uniti d’America, neo costituita dopo la elezioni di midterm dello scorso novembre, non è riuscita ad eleggere il nuovo speaker, cioè il proprio leader,  neppure dopo il sesto voto.  A causa di profonde divergenze interne di un partito Repubblicano sempre più lacerato intorno alla controversa figura di Donald Trump, non si è trovata la maggioranza necessaria alla proclamazione.  c

In queste prime votazioni, il favorito era il candida Repubblicano Kevin McCarthy, che per essere eletto e arrivare a fare il presidente avrebbe dovuto ottenere almeno 218 voti, invece non è mai andato oltre i poco più di 200.

McCarthy, 57 anni, ha una lunga e consolidata militanza  nel partito Repubblicano. Negli ultimi anni lo si è visto molto avvicinarsi alle posizioni dell’ex presidente Trump. Dal 2014 ad oggi è stato inoltre leader del partito alla Camera. Nonostante, o forse a causa di tutto questo, McCarthy non è riuscito a fare breccia tra i trumpiani, soprattutto tra Repubblicani più radicali che vogliono un partito più oltranzista e che dunque per tali ragioni considerano McCarthy, di fatto un candidato  non abbastanza estremista.

Lo stallo istituzionale che si sta registrando non è banale. Per la Costituzione americana, l’elezione dello speaker è il primo atto di ogni una nuova Camera. Una elezione, in altre parole,  propedeutica ad ogni altra attività istituzionale. Senza uno speaker, tanto per fare un esempio, i nuovi deputati, pure essendo attivi, non possono nemmeno fare la cerimonia di giuramento . Per queste ragioni di rilievo istituzionali, se la prima votazione non ha portato ad alcuna elezione, si va avanti ad oltranza.  L’ultima volta che la Camera non era riuscita a eleggere il nuovo speaker era nel 1923, cioè 100 anni fa. Un lasso di tempo che la dice lunga sull’eccezionalità del vuoto di potere che si è creato. In quel caso ci vollero nove votazioni, in ben tre giorni di voto.

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