di Stefano Beltrame*

Tra gli italiani che hanno vissuto e lavorato a Vienna c’è anche Antonio Canova (1757-1822), uno dei più grandi scultori del suo tempo. Un genio artistico conteso da Papi, Principi ed Imperatori. Una vita vissuta come un romanzo tra Roma, Parigi, Vienna, il suo amato Veneto e, sullo sfondo, le tragedie della Rivoluzione francese e delle guerre napoleoniche.  Il 13 ottobre ricorrono i 200 anni dalla scomparsa e vorremmo ricordarlo raccontando il capitolo della sua vita che lo lega a doppio filo al Principe di Metternich ed alla famiglia Bonaparte (l’Imperatore Napoleone I e le sue sorelle Paolina e Carolina). Una missione diplomatica particolare che costituisce ancora oggi una pietra angolare della tutela del patrimonio culturale di una nazione (e del mondo). Un episodio ben noto agli storici dell’arte, ma non altrettanto al grande pubblico.

Grazie al sostegno personale di Klemens von Metternich, allora all’apice del suo prestigio come una sorta di Churchill del XIX secolo, nel 1815 Canova riuscì a riportare in Italia gran parte delle opere d’arte sottratte da Napoleone come bottino di guerra nei suoi anni di dominio della Penisola. Capolavori dipinti da#Raffaello#Tiziano#Veronese e #Caravaggio. Preziose statue greco-romane (come il #Laocoonte, il Galata morentel’Apollo del Belvedere, la #Venere Capitolina), nonché i celebri quattro cavalli bizantini della Basilica di San Marco a Venezia.

Il giovane #Bonaparte ha iniziato la sua ascesa al potere con la fulminea campagna d’ Italia del 1796-97, in cui il suo esercito abbinò fin da subito le sfolgoranti vittorie militari con la pratica della spogliazione degli sconfitti. La Francia rivoluzionaria era allora ferocemente anticlericale ed i suoi soldati saccheggiarono sistematicamente Chiese e Palazzi nobiliari per finanziare la guerra. Gli ori del tesoro della #Basilica di #SanMarco furono fusi e le pietre preziose staccate. Nei trattati di Pace con i vari Stati italiani fu poi imposta la consegna di opere d’arte a titolo di risarcimento bellico. Moltissimi capolavori presero così  la via di #Parigi, dove andarono a costituire le principali collezioni del Museo #Napoleone (in seguito ribattezzato Museo del #Louvre). #Canova, cittadino veneto residente a Roma, godeva già di fama internazionale grazie ad opere come la celebre Amore e Psiche. Temendo la violenza rivoluzionari, all’arrivo dei francesi nella città eterna si ritirò in Veneto. Alla caduta della #Serenissima Repubblica di #Venezia, si rifugiò in #Austria. A #Vienna fu accolto a corte con grandi onori ed ebbe subito la commessa del monumento funebre per la Principessa Maria Cristina da poco scomparsa (#MariaCristina era una sorella della più celebre #MariaAntonietta, Regina di Francia decapitata dai rivoluzionari nel 1793).

L’opera, di grande impatto e carica di simbolismi, è ancora oggi visibile nella Chiesa di Sant’Agostino. Una volta stabilizzato il potere francese sul Bel Paese, lo scultore torna alla sua bottega romana dove, tra le altre cose, vende al Generale napoleonico Gioacchino Murat la copia originale di #Amore e #Psiche#Murat, futuro Re di #Napoli, è sposato alla sorella di Napoleone, #Caroline Bonaparte, un personaggio che incontreremo di nuovo nel nostro racconto. Napoleone nel frattempo, quale Primo Console di Francia, era diventato l’uomo più potente d’Europa e convoca a Parigi lo scultore affinché esegua un suo ritratto. Antonio Canova non avrebbe voluto andare, ma si convinse ad accettare su pressione del Papa (Pio VII). La Repubblica francese aveva inizialmente abolito la religione e spogliato la Chiesa. Il Pontefice precedente, Pio VI, era addirittura morto in cattività in Francia. #PioVII era tuttavia riuscito a superare lo shock ed a ricucire un minimo di rapporti di convivenza.  Nel 1801 Santa Romana Chiesa firma un #Concordato con la Repubblica, che riconosce così la libertà del culto cattolico. Il #Papa teme tuttavia che il rifiuto dello scultore possa indisporre i rappresentanti francesi a Roma ed invita Canova ad andare.

A Parigi sarà ospite del Nunzio apostolico e, nel 1802, il Primo Console poserà per lui. Lo scultore realizza tuttavia solo un modello in argilla del viso. Per scolpire la statua vera e propria chiede di tornare nella sua bottega romana e rientra in Italia. A Roma, il trauma delle spogliazioni napoleoniche aveva prodotto una nuova consapevolezza del valore dei Beni Culturali. Su suggerimento dello scultore e di altri intellettuali, il Papa emana dunque il primo editto sulla conservazione dei monumenti e delle opere. Lo stesso Canova viene nominato Ispettore Generale delle Antichità e Belle Arti dello Stato Pontificio. Come scultore, egli pensa inoltre di ricostruire, almeno in parte, il patrimonio artistico della città eterna colmando i vuoti lasciati dai capolavori traslati in Francia con delle nuove opere. La sua Venere italica, ad esempio, fu intesa come rimpiazzo della Venere capitolina allora esposta al #Louvre.

Nel frattempo, l’ascesa di Bonaparte prosegue inarrestabile. Napoleone si proclama addirittura Imperatore dei francesi e Re d’Italia.  Canova viene più volte richiamato a Parigi per produrre statue e ritratti di tutta la famiglia imperiale. Anch’egli finisce quindi per partecipare alla glorificazione di Napoleone e dei suoi famigliari. Sulla base del modello in argilla fatta a suo tempo, scolpisce una grande statua in stile neo classico che lo rappresenta come un dio greco Napoleone – Marte pacificatore. L’Imperatore tuttavia non gradisce l’opera e ne seguirà una accesa discussione con lo scultore, ma questa è un’altra storia.

A quest’epoca risale anche quella che è forse la sua opera più celebre, il ritratto della sorella dell’Imperatore, Paolina Bonaparte, oggi esposta a #Villa #Borghese. Un capolavoro di folgorante bellezza che forse più di ogni altro può esprimere la “Sindrome di #Stendhal”, la capacità di un opera di sconvolgere con la sua bellezza chi la guarda. La statua fece allora anche scandalo perché è un nudo: ma veramente la sorella di Napoleone ha posato nuda per il grande Canova?

In quel tempo giunge a Parigi anche il nuovo ambasciatore d’Austria: Klemens von #Metternich. Diplomatico di straordinaria qualità, Klemes aveva certamente anche altre doti e diventa ben presto amante di Carolina Bonaparte, sorella di Paolina, non ancora Regina di Napoli, ma già moglie del Maresciallo Murat. Quello stesso generale che a Roma aveva comperato da Canova l’ Amore e Psiche. Di Carolina non ci sono ritratti tanto audaci come quello che Canova fece a Paolina, ma le due sorelle furono comunque accomunate dal carattere passionale. Forse non è un caso che una copia dell’Amore e Psiche sia poi finito anche nella collezione privata di Metternich. A Parigi l’Ambasciatore Metternich viene arrestato. Non per la liaison con Carolina, ma perché Francia ed Austria sono di nuovo in guerra.

Ripercorrere gli incroci di quegli anni tra guerre ed amori è troppo complicato. Ricordiamo solo che Metternich, tornato a Vienna diventa Ministro degli Esteri ed inaugura una politica di avvicinamento tra Francia ed Austria che indurrà al divorzio di Napoleone dalla consorte Giuseppina per potersi risposare con Maria Luisa d’Asburgo (nipote della Maria Antonietta decapitata al tempo della Rivoluzione). Nel quadro complesso della politica europea, Carolina Bonaparte diventa Regina consorte di Napoli. Vienna stringe allora rapporti molto stretti anche con Napoli e vien da chiedersi quanto l’antica liaison tra Klemens e Carolina abbia giocato un ruolo. Nonostante il matrimonio tra le case imperiali l’alleanza tra Francia ed Austria non dura e scoppia una nuova guerra. Metternich, divenuto Cancelliere, riesce a costruire una grande alleanza che, alla fine, sconfigge Napoleone a Waterloo. Metternich convoca quindi a Vienna una grande conferenza diplomatica per definire l’assetto politico dell’Europa (e del mondo) nel dopoguerra. È il celebre #Congresso di Vienna del 1815 che stabilisce il ritorno sul trono degli antichi Sovrani.

La restaurazione dell’ancien régime comporta un importante corollario: la restituzione ai legittimi proprietari delle opere d’arte sottratte dai francesi durante il periodo napoleonico. Il Papa affida dunque a Canova l’ambasceria di recarsi a Parigi per recuperare le opere d’arte sottratte quasi venti anni prima. L’operazione è naturalmente più facile a dirsi che a farsi. Arrivato nella capitale francese, l’Ambasciatore Canova deve subito constatare che il nuovo governo Talleyrand non ha alcuna intenzione di cedere il maltolto. Il Louvre è ormai una parte integrante dell’identità della Francia anche con il ritorno dell’ancien régime. Per riuscire nell’impresa Canova si rivolge direttamente a Metternich, che offre il suo pieno sostegno. Canova torna dunque al Louvre scortato dai soldati austriaci e solo così può finalmente iniziare l’opera di individuazione, imballaggio e spedizione dei capolavori verso casa.  Come già nel Congresso di Vienna, Metternich non vuole tuttavia umiliare la Francia e le restituzioni non sono integrali, ma frutto di un compromesso che lascia comunque al Louvre un grande patrimonio di capolavori antichi.

La missione diplomatica di Canova consegue, in ogni caso, uno straordinario successo e le opere recuperate sono centinaia. Il simbolo di queste restituzioni sono i quattro cavalli di bronzo che tornano ad ornare la Basilica di San Marco a Venezia. Il Veneto ha perso la sua millenaria indipendenza ed è ora parte dell’Impero austriaco, il tesoro di San Marco non c’è più perché è stato dilapidato per finanziare le guerre, ma almeno i cavalli sono tornati.

* Stefano Beltrame Ambasciatore d’Italia in Austria

(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati