di Rosa Romano Toscani*
Se lo scopo di Rosario Sorrentino, aiutato da Carlo Altamura e Gilberto Corbellini, era quello di dare una “spallata” alla psicoanalisi, nella sua “Intervista esclusiva a Freud” (Vallecchi 2021), dobbiamo proprio riconoscere che non ci è riuscito. Libri come questo, invece, la rafforzano!
Il “codardo coraggioso”(p.136), come ama definirsi, mette in campo inconsciamente due aspetti della sua personalità, una scissione che ci colpisce, come psicoanalisti, profondamente. Facendo parlare Freud, senza accorgersene parla di se stesso, delle sue paure, delle sue difficoltà. E questo avviene soprattutto nell’ultima parte del suo saggio, quando Freud-Sorrentino, chiede all’autore “Sai molte cose di me, della mia vita. Io, invece, non so nulla. Non so chi sei”. (p. 123) Difficile per tutti è sapere veramente chi si è. Ma Sorrentino risponde “sono un neurologo, come te”. (p. 123)
Sorrentino è un uomo con le sue incertezze, con le sue scelte di vita e, ripetiamo, senza avvedersene, nell’ultima parte del libro, fa un’autoanalisi. La vocazione di fare il medico “Nasce da un forte desiderio di riscatto verso me stesso. Una scelta forte, consapevole. Come accade spesso a chi vuole dare un senso diverso alla propria vita.”(p.123). Non ci interessa, però, in questa sede presentare la vita di Sorrentino quanto, invece, sottolineare la sua affermazione che quando scrive si sente “In balia, succube dell’Inconscio. Dei suoi tempi, e scopri, cosí, un diverso rapporto con lui. Una sorta di romanzo nel romanzo, di storia parallela”(p.131)
Curiosa affermazione questa, se essa viene messa in relazione a quanto prima egli affermava nel fatto che Freud si fosse “appropriato dell’idea”(p.18) di Inconscio, riconoscendogli, però, il merito di averlo considerato “al centro della nostra vita mentale”(p.18). Non pago di questo Sorrentino accusa Freud di avere “combinato un bel casino! Una profonda spaccatura tra pensiero scientifico e psicoanalisi.”(p.13)
Andiamo, però, per ordine; le accuse di Sorrentino non sono rivolte solo alla psicoanalisi ma anche al rifiuto degli psicoanalisti di confrontarsi. La psicoanalisi, afferma il nostro autore, non è una cura, è una pseudoscienza, un’allucinazione collettiva che non risolve i problemi psichici dei malati, ma è solo un atto di fede, un populismo linguistico, un totalitarismo culturale.
Gli psicoanalisti, innammorati delle proprie idee, usano i fatti in modo strumentale con veritá preconfezionate, nelle suggestive interpretazioni dei sogni, smantellando “pezzo per pezzo la vita, la famiglia delle persone”(p.61). La psicoanalisi, secondo il suo pensiero, si configura come una sorta di filosofia e di religione, una Scienza a statuto speciale.
A seguito di queste accuse, come se non bastasse, si celebra il valore terapeutico dei farmaci e l’efficacia della terapia comportamentale. Ma veniamo al Freud-Sorrentino, che sostiene di considerare le “Neuroscienze non contro Freud, ma al suo fianco” (p.28) e che “il mio desiderio, oggi, é che la psicoanalisi si avvicini il più possibile alle Neuroscienze”(p. 40).
Ciò che risulta, però, più importante sono le parole di Freud-Sorrentino, “chi ci critica non si è mai sottoposto seriamente al nostro percorso. Rischiando di parlare senza conoscere minimamente quel mondo”(p. 52), “C’è sempre una lista, una fila lunghissima di chi vorrebbe celebrare il nostro funerale ogni giorno. Non vedono l’ora. Questo però fa bene alla psicoanalisi. (p. 65)
E ciò è tanto vero in quanto nel saggio viene descritto un Freud che parla “di mente e di anima, la nostra vera essenza”(p.72), di un Io, al contrario di chi crede che nella mente esso non esista, anzi sia “Una delle tante metafore fortunate che hanno alimentato illusioni, suggestioni e fantasie di ogni tipo.(p. 74) Il Freud descritto nel libro parla di “interiorità, (p. 77), affermando che “Solo la psicoanalisi è risolutiva sui disagi del paziente e sulle sue angosce di vivere.”(p. 82) “Possiamo ancora credere a Freud?”(p. 99), si domanda il nostro autore e certo la risposta questo saggio la da, quando fa dire a Freud, “Signori, mettiamoci tutti intorno a un tavolo e parliamone”(p. 89).
Certo la “pillolina miracolosa”(p. 56) non risolve del tutto il disagio mentale, forse la cura psicoanalitica, per certe patologie, ha bisogno del supporto farmacologico, certo l’essere umano è anche cervello. Forse Rosario Sorrentino è più freudiano di quanto egli stesso creda, tanto che riporta le parole di Papa Francesco; “Ero in difficoltà quando avevo quarantadue anni, per sei mesi ho consultato uno psicoanalista, mi ha aiutato.(p. 66)
Il premio Strega Emanuele Trevi per il suo libro “Due Vite scrive: ” Vale più mezza pagina di uno scritto minore di Freud di intere biblioteche di romanzetti intimisti”(p.66).
*Rosa Romano Toscani è socio Fondatore della Societã Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica