di Francesco Negri
ANKARA – “La più grande scoperta di un giacimento di gas nel Mar Nero nella storia della Turchia“. Con comprensibili toni trionfalistici il Presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, ha annunciato che la propria nave da ricerca Fatih ha rintracciato a circa 100 miglia nautiche dalla costa turca, in un lotto chiamato Tuna-1. Un giacimento le cui dimensioni non hanno precedenti nella storia delle ricerche energetiche del medio oriente e potrebbero cambiare la storia economica di questo paese a cavallo tra due continenti. Per dirla con i numeri si tratta di un “tesoro” da 320 miliardi di metri cubi di gas. A quanto è dato di sapere, in piena corsa per i lavori di progettazione e creazione degli impianti di sfruttamento del lotto Tuna-1 sarebbe l’italiana Saipem, azienda globale leader nella progettazione di grandi infrastrutture che proprio nel Mar Nero ha già operato posando nell’ambito del progetto Blu Stream.
“L’obiettivo – ha detto Ergan – è permettere al popolo turco di utilizzare questo giacimento di gas a partire dal 2023 e così risolvere alla radice il problema dell’approvvigionamento energetico. Chi cerca trova, e ora mi aspetto buone notizie dal Mediterraneo orientale”. Il riferimento del presidente turco è evidentemente alle attività di ricerca che da tempo sta portando avanti la nave Oruc Reis, creando non poche tensioni con la Grecia e con la comunità internazionale.
Ma le buone notizie per la Turchia non sembrano essere finite qui. Secondo quanto filtra da ambienti governativi nella stessa area del Mar Nero vi potrebbero essere altri e più cospicui giacimenti, forse addirittura più grandi di Una-1. “Questo giacimento – ha ammesso lo stesso Erdogan – in effetti fa parte di una fonte molto più ampia. Dio voglia che sarà molto di più”. In questa attività di ricerca, come dicevamo, una buona parte del lavoro potrebbe farlo proprio Saipem, società che nella ricerca e nella progettazione di infrastrutture complesse come quelle che serviranno ai turchi vanta una esperienza di assoluta qualità che il mercato reale, a dispetto di quello finanziario, gli riconosce.
I primi a parlare di questa clamorosa scoperta sono stati i giornalisti della CNN Turca. La seconda prova è arrivata quando il ministro delle Finanze Berat Albayran (che è anche genero di Erdogan) si è fatto ritrarre con il ministro delle Finanze, Fatih Donmez nel Mar Nero occidentale al largo di Zonguldak. Dopo le prime indiscrezioni si era diffusa la notizia che il giacimento fosse di ben 800 miliardi di metri cubi, una quantità sufficiente a soddisfare il fabbisogno interno turco per i prossimi 20 anni. Poi tutto si è un po’ ridimensionato, fermo restando che la scoperta di Tuna-1 rimane eccezionale.
Forte di questo risultato ora la Turchia sembra non volersi più fermare fino al raggiungimento dell’autosufficienza energetica e fino al giorno in cui il paese non sarà in grado di esportare. “Potrebbe esserci molto più gas – ha chiosato Erdogan – e il nostro obiettivo è diventare un Paese che esporta energia, non ci fermeremo fino ad allora. Le ricerche continuano. L’obiettivo è mettere a disposizione della popolazione il gas a partire dal 2023”.
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