La nuova strategia di Pecbino, conquistare il continente vendendo munizioni e mezzi bellici a rate o all’interno di pacchetti in cambio di appalti per le infrastrutture
Navi da guerra a Gibuti e Mauritania e droni a Nigeria e Congo. Mezzi corazzati a Senegal, Costa d’Avorio e Benin La Cina sta diventando il principale rifornitore di armi all’Africa. Tra il 2019 e il 2023 non meno di 21 paesi della fascia sub-sahariana del continente hanno acquistato da Pechino importanti partite di materiale bellico a prezzi stracciati o attraverso finanziamenti flessibili, contratti di cooperazione militare e formazione per gli ufficiali, o in cambio di appalti per realizzazione di infrastrutture, come è avvenuto recentemente in Zimbabwe, che in cambio di una ferrovia ha ottenuto gratis un equipaggiamento militare da 28 milioni di dollari. Al momento, sette eserciti su dieci, riferisce l’Economist citando varie e autorevoli fonti, schierano veicoli corazzati e altri prodotti “made in China”. Un business che non solo porta entrate all’ex Impero Celeste ma contribuisce anche ad accrescerne l’ influenza soprattutto in Africa, che sta rapidamente diventando un terreno di gioco importante per i grandi del pianeta, Stati Uniti, Cina, Russia ma anche p
er nazioni come le Turchia e gli Emirati, che aspirano al ruolo di player mondiali. E stanno aumentando i timori che Pechino possa stabilire sulla costa atlantica africana una propria base navale.
La Cina sta praticamente detronizzando la Russia, che si sta ritirando dal mercato a causa delle sanzioni occidentali, ha riferito all’Economist Alex Vines del think tank Chatham House di Londra , un think tank di Londra. Ma sta anche incalzando la Francia che era il principale fornitore di armi dell’Africa occidentale francofona, dove i governi stanno combattendo contro i jihadisti.
Un altro vantaggio della Cina é l’approccio amorale alla vendita di armi rispetto ai fornitori occidentali. Il generale Christopher Musa, capo dello staff della difesa della Nigeria, si è lamentato ad esempio delle difficoltá incontrate presso alcuni paesi per l’acquisto di mezzi bellici per contrastare i Boko Haram e ha riferito che il governo nel 2020 è stato costretto a rivolgersi a Pechino per comprare 300 veicoli corazzati, carri armati Vt-4, droni e caccia.
Il leader cinese Xi Jinping, vendendo armi promette anche esercitazioni congiunte e supporto alla soluzione dei problemi di sicurezza. Ufficiali provenienti da 50 paesi africani frequentano corsi di istruzione militare offerti dalla Cina. Tra i diplomati di questi corsi ci sono otto ministri della difesa e dieci capi della difesa. (Il generale Musa della Nigeria si è laureato sia all’American Army War College che alla China National Defense University.) Il Ruanda ha adottato procedure di addestramento cinesi e ad alcune truppe è stato persino insegnato a rispondere ai propri sergenti istruttori in mandarino. Ma non è tutto oro quello che brilla. La Cina, come in passato, potrebbe venire a trovarsi in situazioni difficili, come è accaduto giá negli anni Novanta quando Eritrea ed Etiopia scoprirono che vendeva armi ad entrambi. Oggi le vendite di droni al Congo stanno aumentato le tensioni con il Ruanda, il suo vicino, accusato di aver lanciato un missile di fabbricazione cinese contro un drone di sorveglianza delle Nazioni Unite.
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