Redazione
Da ambienti finanziari continuano a filtrare notizie circa una crescente attenzione di Enel sui conti e sulle attività della precedente gestione. Varie le motivazioni che sarebbero alla base di questo atteggiamento di cautela e protezione da parte dell’azienda. L’ultima in ordine cronologico sarebbe un certo attivismo da parte dell’ex Ad, Francesco Starace (foto), nei confronti di ex dipendenti e collaboratori. Indiscrezioni di stampa riferiscono in particolare di un incontro a cena tra Starace e l’attuale amministratore delegato di Endesa, la utility spagnola controllata da Enel. Incontri e chiamate che, scrivono queste fonti, sarebbero animati a suggerire scelte aziendali e correzioni di rotta.
Ma a monte di tutte le preoccupazioni che potrebbero portare a un’ipotesi di azione di responsabilità, ci sarebbero alcune operazioni che hanno contribuito ad accumulare debito per oltre 60 miliardi netti e portato Starace a dover avviare un piano di dismissioni da 21 miliardi, che poi è piombato sulle spalle della nuova gestione.
Guardando all’indietro emerge che sono state fatte scelte errate non solo di tipo economico industriale ma anche di tipo sociale e strategico. Emblematico un progetto come quello eolico in Oklahoma, dove la comunità Osage ha vinto una causa legale sui diritti minerari. O anche progetti come Windpeshi in Colombia sono stati bloccati dalle proteste delle popolazioni indigene, causando perdite significative.
In Nord America, gli investimenti per 12 miliardi di euro hanno portato a un ebitda di soli 700 milioni nel 2023, anche grazie agli incentivi fiscali statunitensi. Altri investimenti, come quello nella mobilità elettrica negli USA, ora sono in fase di vendita o liquidazione, altri come quello nella fabbrica di pannelli 3Sun soffrono della concorrenza cinese e della mancanza di incentivi. Vedremo nelle prossime settimane come evolverà questa delicata partita che si gioca nella più importante azienda energetica del paese.
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