Netanyahu insiste sul fatto che un accordo coi palestinesi dovrebbe scaturire da trattative bilaterali e respinge il piano degli Stati Uniti e di molteplici Paesi arabi. Il premier ha anche valutato di limitare l’accesso degli arabi israeliani al Monte del Tempio durante il Ramadan, su richiesta del ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir. Il conflitto a Gaza continua, con bombardamenti e operazioni terrestri che causano migliaia di vittime
di Carlo Longo
Il Premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha nuovamente chiuso le porte all’idea della creazione di uno Stato palestinese, etichettandola come “un dono al terrorismo”. Netanyahu ha chiesto ai membri del suo governo di rifiutare “qualsiasi tentativo di imporre unilateralmente a Israele uno Stato palestinese”. La mozione è stata approvata all’unanimità dal governo israeliano. Sarà respinto qualsiasi “diktat internazionale” in questa direzione, ha chiarito in una dichiarazione.
All’interno del governo, Netanyahu ha ascoltato le sollecitazioni del ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, di restringere l’ingresso degli arabi israeliani al Monte del Tempio durante il mese sacro del Ramadan. Questa mossa contraddice l’opinione dello Shin Bet, l’agenzia di sicurezza interna di Israele.
Mitigando tutte le ipotesi di approccio unilaterale, Netanyahu ha sottolineato che qualsiasi accordo coi palestinesi deve emergere da dialoghi bilaterali. Il capo del governo ha avvertito che un riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, soprattutto dopo l’attacco insanguinato del 7 ottobre, equivarrebbe a un endorsement al terrorismo e precluderebbe qualsiasi possibilità futura di pace.
Sul fronte del conflitto a Gaza, il bilancio delle vittime schizza verso i 29.000. I bombardamenti e le operazioni terrestri si intensificano, con l’esercito israeliano che continua ad operare a Khan Yunis e all’interno dell’ospedale Nasser, mirando a “infrastrutture terroristiche”. Tuttavia, l’Organizzazione mondiale della sanità denuncia che l’ospedale Nasser non è più operativo, a causa dell’assedio e dei bombardamenti israeliani. Il Direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha espresso preoccupazione per le circa 200 persone ancora presenti, di cui almeno 20 necessitano di cure urgenti in altri ospedali.
Intanto continuano ad arrivare le condanne da parte dell’opinione pubblica internazionale per quanto si sta consumando all’interno della Striscia di Gaza. Netta l’opinione del presidente brasiliano Lula da Silva. “Ciò che sta accadendo al popolo palestinese nella Striscia di Gaza non è esistito in nessun altro momento storico – ha detto Lula – In effetti, esisteva: quando Hitler decise di uccidere gli ebrei”. Al presidente brasiliano in conferenza stampa è stato chiesto di spiegare la decisione del suo governo di concedere nuovi contributi all’Agenzia dell’Onu per l’assistenza ai rifugiati palestinesi in Medio Oriente (Unrwa), sotto accusa da parte di Tel Aviv che punta il dito contro alcuni membri dell’agenzia che avrebbero partecipato all’assalto di Hamas del 7 ottobre. Lula lo scorso ottobre aveva definito “terrorista” l’attacco di Hamas, ma si era rifiutato di considerarla un’organizzazione terroristica. Oggi dice che quella a Gaza “non è una guerra tra soldati e soldati. È una guerra tra un esercito altamente preparato e donne e bambini”.