Le richieste seguono le intense critiche sulla gestione e sulle abilità cognitive di Biden, un duro colpo in vista delle presidenziali 2024
di Corinna Pindaro
In seguito ad alcune critiche sulla gestione e sulla capacità di memoria di Joe Biden, emerse recentemente, diversi membri del Partito Repubblicano stanno sollecitando l’applicazione del 25° Emendamento. Questo provvedimento, attuato in seguito all’assassinio di John F. Kennedy, permette la rimozione del presidente degli Stati Uniti in circostanze specifiche, compresa l’incapacità di svolgere il proprio ruolo.
Emblematiche sono state le posizioni degli esponenti repubblicani Rick Scott, Mike Lee, Josh Hawley, Mary Miller, Marjorie Taylor Greene, Mike Collins e Claudia Tenney, che hanno messo in discussione l’idoneità del presidente Biden a rivestire la carica presidenziale. Tenney ha persino redatto una lettera al Ministro della Giustizia, criticando le conclusioni del procuratore speciale Robert Hur e chiedendo l’accusa o la rimozione di Biden. Anche altre figure conservatrici rispettate, come Charlie Kirk, Mark Levin e Scott Walker, hanno sostenuto la possibilità dell’applicazione del 25° Emendamento.
Tuttavia, i leader del Partito Repubblicano stanno procedendo con prudenza, nonostante Mike Johnson, lo Speaker della Camera, abbia definito Biden “non adatto allo Studio Ovale”. Questo potrebbe rappresentare una mossa strategica in vista delle elezioni presidenziali del 2024.
Il 25° Emendamento permette la rimozione del presidente senza doverlo incriminare per specifici reati; è sufficiente che il vicepresidente e la maggioranza del governo dichiarino che il presidente non è in grado di adempiere al suo ruolo e lo comprovi con una lettera al Congresso. Di fronte a questo, subentrerebbe il vicepresidente. Tale processo è stato invocato precedentemente, più volte, per rimuovere Donald Trump durante il suo mandato. L’esempio più famoso di applicazione del 25° Emendamento risale al 1974, quando il vicepresidente Gerald Ford sostituì Richard Nixon, costretto a dimettersi a causa dello scandalo Watergate.
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