Rispondendo alla richiesta del leader del M5S, Giuseppe Conte, il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha accettato di sciogliere il Giurì d’onore, affermando di aver “preso atto” della richiesta. La decisione è stata annunciata alla Camera dalla vicepresidente in carica Anna Ascani. Questa mossa arriva dopo le accuse di Conte secondo cui il Giurì avrebbe perso la sua “imparzialità”
di Carlo Longo
A seguito della richiesta del leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, di sciogliere il Giurì d’onore a causa di presunte mancanze di “imparzialità”, la risposta del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, è stata chiara e decisa: si “prende atto” della richiesta presentata da Conte e dunque, come ha annunciato alla Camera la vicepresidente Anna Ascani, il Giurì d’onore si considera ormai sciolto.
Il comunicato della Presidenza letto in Aula da Anna Ascani (Pd) chiarisce la situazione in merito alle accuse di Conte nei confronti della premier Giorgia Meloni e l’istituzione di una Commissione d’indagine per la loro verifica. Tuttavia, l’istanza di Conte è stata ritirata, come reso noto da una lettera giunta ieri alla Presidenza, pertanto la Commissione d’indagine si considera sciolta senza entrare nel merito delle questioni sollevate nella lettera stessa.
Prima dell’annuncio in Aula relativo allo scioglimento del Giurì d’onore, si è venuto a sapere che Lorenzo Fontana, presidente della Camera, ha avuto un incontro con il presidente dell’organismo, Giorgio Mulè, per informarlo delle decisioni prese a seguito del ritiro dell’istanza da parte di Conte. Durante tale incontro, Fontana ha espresso il suo apprezzamento per la precisione e l’impegno dimostrato da Mulè nell’aderire rigidamente al regolamento della Camera durante l’indagine.
Mulè, invece, durante una conferenza stampa alla Camera, ha paragonato la situazione a un “oltraggio alla Corte” che sarebbe stato commesso se fosse stato un vero tribunale. Mulè, che era stato incaricato da Fontana di guidare il Giurì d’onore per risolvere la controversia tra Conte e la premier Meloni circa l’adesione dell’Italia al Mes. “E’ privo di ogni fondamento il passaggio in cui si dice che eravamo pronti a dare ragione alla Meloni – ha precisato Mulè -. La maggioranza non ha concluso nulla perché nulla era stato ancora deciso. E’ un fatto che l’unico voto registrato fino a ieri era l’unanimità. Non ho mai negato una relazione di minoranza”.
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