Le accuse del Coinvolgimento negli eventi del 6 Gennaio 2021 hanno un ruolo chiave in questa decisione
di Carlo Longo
La corsa per la candidatura alle presidenziali del 2024 per Donald Trump si complica. Shenna Bellows, la funzionaria elettorale di massimo livello nello Stato del Maine, ha eliminato l’ex presidente dalla lista elettorale per le primarie repubblicane. La stessa misura è stata adottata in Colorado dalla sua Corte Suprema locale.
La motivazione alla base di questa decisione risiede nuovamente nel 14esimo emendamento della Costituzione, che prevede che nessun cittadino possa ricoprire un incarico governativo “se ha preso parte in un atto di rivolta o di insurrezione contro gli Stati Uniti o ha fornito assistenza o supporto a coloro che l‘hanno iniziata”.
In altri Stati, tuttavia, lo stesso 14esimo emendamento è stato invocato a con lo stesso significato, ma non ha condotto all’esclusione di Trump.Bellows ha dichiarato che la “ribellione” supportata da Trump in questo caso riguarda gli eventi del 6 gennaio 2021. Vale a dire, l’attacco al Capitol Hill messo in atto da centinaia di estremisti di destra che hanno invaso e devastato numerosi uffici parlamentari per impedire l’insediamento di Joe Biden alla presidenza.
La risposta dello staff dell’ex presidente è stata immediata: “Ciò che vediamo in tempo reale è il tentativo di furto di un’elezione”, ha commentato il portavoce della sua campagna, annunciando un’appello legale.
Nel frattempo, si diffondono nuove accuse a Trump riguardo agli eventi del 6 gennaio. Stando a email e registrazioni in possesso della CNN, l’ex presidente avrebbe cercato di inviare a Washington falsi certificati elettorali dal Michigan e dal Wisconsin due giorni prima della rivolta.
Particolare rilievo ha la ricostruzione secondo la quale Trump avrebbe tentato di nominare suoi stretti collaboratori per modificare il collegio elettorale, composto dai membri eletti nel voto di novembre e incaricato di proclamare il nuovo presidente. Tuttavia, i falsi certificati furono intercettati. Da lì l’ulteriore tentativo di consegnarli a Washington con altri mezzi, incluso l’uso di jet privati per consegnare i documenti all’allora vicepresidente uscente Mike Pence, che nonostante le pressioni di Trump, rifiutò di commette illeciti.
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