Le sigle dei camici bianchi lamentano una serie di misure contenute nella manovra tra cui la scelta di ridurre le liste d’attesa non assumendo nuovo personale ma offrendo un guadagno extraorario di 100 euro lordi, il mancato sblocco delle assunzioni, la mancata depenalizzazione dell’atto medico
di Carlo Longo
I medici hanno indetto il 5 dicembre uno sciopero contro la manovra. Alla base della decisione vi sono “le misure contenute nella legge di bilancio in discussione al Senato che non sono in grado né di risollevare il Servizio sanitario nazionale dalla grave crisi in cui si trova né di soddisfare le richieste della categoria che rappresentiamo. Dalla manovra ci saremmo aspettati un intervento sull’indennità di specificità medica e sanitaria per garantire un aumento degli stipendi di tutti i dirigenti e frenare dunque la fuga dei professionisti verso l’estero e il privato, e invece si è deciso di aumentare le retribuzioni delle prestazioni aggiuntive per abbattere le liste d’attesa, misura che è destinata a non produrre risultati concreti”, si legge in una nota congiunta firmata da Pierino Di Silverio , Segretario Nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed.
Il riferimento è ovviamente alla misura introduce un’indennità di extraorario di 100 euro lordi finalizzata a ridurre i tempi delle liste d’attesa ma che, nella pratica, secondo i medici non condurrà a particolari effetti soprattutto se si considera che dopo tre anni di pandemia in cui i medici sono stati costretti a turni oltre lo straordinario difficilmente saranno incentivati dal compenso extra.
Ma non solo, i camici bianchi incroceranno le braccia anche contro il sostanziale blocco delle assunzioni sulla base del tetto di spesa secondo cui non si può spendere per il personale sanitario più di quanto speso nel 2004 tolto l’1,4 per cento: “Ci saremmo aspettati uno sblocco, anche parziale, del tetto alla spesa per il personale sanitario e un piano straordinario di assunzioni, e invece nessuno ne fa nemmeno cenno. Ci saremmo aspettati risorse adeguate per il rinnovo dei contratti, e invece – continuano i leader sindacali – scopriamo che i 2,3 miliardi previsti sono messi a disposizione per l’intero comparto sanità, quindi briciole per tutti”. I 3 miliardi in più stanziati dalla manovra è di fatto uno specchio per le allodole in quanto finirà per essere destinato agli aumenti contrattuali 2022-2024 inerenti non solo ai medici ospedalieri ma a tutto il comparto sanitario e i medici di famiglia.
Tra le motivazioni dello sciopero vi è, inoltre, l’ingresso della norma sulle pensioni che modifica il rendimento della quota retributiva (precedente al 1996) delle pensioni liquidate dal 2024, La riforma riduce le aliquote di rendimento dei contributi versati tra il 1981 e il 1995 colpendo il personale attualmente in servizio con una perdita stimabile tra il 5% e il 25% dell’assegno pensionistico annuale, da moltiplicare per l’aspettativa di vita media. Una misura che spingerebbe 6mila medici con i requisiti per la pensione a uscire subito a cui si aggiungono almeno 13mila infermieri.
La nota prosegue, dunque, affermando: “dopo tante parole e belle intenzioni, ci saremmo dunque aspettati un vero cambio di rotta che mettesse al centro il Servizio sanitario nazionale, e invece – avvertono i sindacati dei medici – siamo stati bersagliati dal taglio dell’assegno previdenziale compreso tra il 5% e il 25% all’anno, una stangata che colpisce circa 50.000 dipendenti. E non ci tranquillizzano le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da esponenti del Governo in merito a possibili modifiche parziali del provvedimento, e non alla sua completa eliminazione”.
Infine le associazioni degli ospedalieri hanno lamentato la mancata riforma sulla depenalizzazione dell’atto medico. “Come se non bastasse, non abbiamo più notizie dei lavori della Commissione del Ministro Carlo Nordio sulla depenalizzazione dell’atto medico. Per noi questo è un aspetto fondamentale che rivendichiamo con forza perché abbiamo bisogno di restituire maggiore serenità ai medici e ridurre il ricorso alla medicina difensiva. Al Governo chiediamo un segnale di coraggio per dare il giusto riconoscimento ai medici e dirigenti del Ssn. E per evitare il collasso della sanità che deve rimanere pubblica per garantire a tutti il diritto alla tutela della salute. Misureremo nei prossimi giorni la reale disponibilità del Governo, non solo a parole, pronti a mitigare o inasprire la protesta anche con altre eventuali giornate di sciopero da proclamare nel rispetto della normativa vigente”, conclude la nota.
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