La città di Gaza City è circondata da giorni e le forze israeliane si preparano a compiere l’attacco diretto più imponente dall’inizio del conflitto. Si consumano, inoltre, scontri in Cisgiordania
di Corinna Pindaro
Il presidente Usa Joe Biden sembra abbia aver avanzato la proposta al premier israeliano Benjamin Netanyahu di fermare i combattimenti per tre giorni al fine di concedere spazio alla trattativa per il rilascio degli ostaggi sequestrati da Hamas. Proprio in queste ore, infatti, Stati Uniti, Israele e Hamas con la mediazione del Qatar stanno discutendo del rilascio di 10 ostaggi e la pausa di tre giorni servirebbe anche ad ottenere l’elenco completo dei nomi oltre che a verificarne l’identità.
Dal canto suo il premier israeliano, però, non sembra disposto a cedere. Nel corso di un’intervista a esattamente un mese di distanza dall’inizio del conflitto Netanyahu ha dichiarato che il suo Paese “avrà la responsabilità generale della sicurezza nella Striscia per un periodo indefinito dopo il conflitto. Abbiamo visto cosa succede quando non ce l’abbiamo. Quando non abbiamo questa responsabilità in materia di sicurezza, vediamo l’esplosione del terrore di Hamas su una scala che non potevamo immaginare”. Proprio per questo il premier si è detto certo che non concederà “alcun cessate il fuoco senza il rilascio degli ostaggi”. Ciò che si impegna a fare Tel Aviv sarà gestire “le circostanze, in modo da consentire ai beni, ai beni umanitari, di entrare, o ai nostri ostaggi, singoli ostaggi, di andarsene”.
Eppure sembra che la comunità internazionale non abbia la stessa visione di Netanyahu per Gaza all’indomani del conflitto. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine della riunione dei ministri degli Esteri del G7 a Tokyo ha fatto sapere: “Israele è un Paese in guerra, però io credo che si debba continuare a lavorare per la stabilità e la de-escalation”. Secondo Tajani sarebbe utile immaginare per Gaza “una fase di transizione: può esserci ad esempio una presenza tipo quella in Libano dell’Unifil”. E nel lungo periodo il ministro azzurro ha sottolineato: “noi siamo per far sì che il popolo palestinese sia fuori da questa guerra e che Hamas sia fuori dalla Palestina”.
Intanto nel presente, però, continua a salire il numero dei morti. Il ministero della Sanità di Hamas ha denunciato un altro attacco nei pressi di un ospedale a Gaza City. L’esercito israeliano, che da giorni ha circondato la città si preparano ad entrare nella Capitale per sferrare l’attacco diretto alle infrastrutture di Hamas. Nella giornata di oggi l’Idf ha dato ai civili palestinesi una finestra di 4 ore di tempo per lasciare la città prima dell’inizio della battaglia. Si consumano inoltre numerosi scontri in Cisgiordania tra i civili e le forze israeliane.
Nel frattempo nella Striscia di Gaza continuano ad entrare gli aiuti umanitari. La Mezzaluna palestinese, l’equivalente della Croce Rossa italiana, ha fatto sapere che “quasi 100 camion sono arrivati nella giornata di ieri a Gaza dal valico di Rafah. L’organizzazione ha dichiarato di “aver ricevuto 93 carichi con cibo, acqua, attrezzature mediche e farmaci dalla Mezzaluna rossa egiziana”.
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