E’ arrivato l’annuncio ufficiale di quanto già da tempo si sospettava. Molto probabilmente si tratterà di un’operazione cruenta e lunga che non riuscirà a raggiungere il dichiarato intento di distruggere Hamas considerato che si tratta di un’organizzazione molto ramificata. Intanto aumenta il numero delle vittime e degli sfollati
di Corinna Pindaro
L’esercito israeliano ha annunciato in modo chiaro ciò che tutti sospettavano: sta preparando un’invasione via terra della Striscia di Gaza. L’annuncio esplicito non fa altro che confermare l’ipotesi divenuta sempre più probabile dopo l’ordine inviato da Israele ai palestinesi di evacuare il nord della Striscia. Nelle ultime 12 ore migliaia di persone hanno deciso di lasciare la propria casa, ma molte altre hanno deciso di rimanere. Ad una settimana dall’inizio del conflitto si conta circa un milione di persone sfollate.
Per quanto riguarda l’attacco l’esercito israeliano non ha chiarito quando sarà sferrato, ma punta ad essere la risposta definitiva all’attacco di Hamas di sabato scorso. Dal punto di vista militare l’invasione con ampia probabilità sarà la più ampia e sanguinosa di sempre mentre al contempo non sono chiari gli obiettivi che perseguirà. Il dichiarato intento di smantellare Hamas infatti appare decisamente poco perseguibile, si tratta di un’organizzazione estremamente ramificata e con una forte presenza anche fuori dalla Striscia di Gaza.
L’unica certezza è che continuerà inevitabilmente a crescere il numero delle persone che perderanno la vita. I palestinesi uccisi nella Striscia dai bombardamenti israeliani invece sono più di 2.200, secondo il ministero della Salute locale (controllato però da Hamas, quindi da prendere con cautela). Nel corso dell’attacco di Hamas sono stati uccisi più di 1.300 tra civili e militari israeliani.
L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) ha fatto un appello alle autorità israeliane affinché risparmino le infrastrutture civili nella Striscia di Gaza. Secondo l’agenzia i recenti bombardamenti israeliani nel nord della Striscia stanno mettendo in grave pericolo anche le strutture delle Nazioni Unite e gli ospedali, tanto che i suoi rifugi non sono più considerabili posti sicuri: un fatto definito “senza precedenti”. “La protezione dei civili e delle infrastrutture civili come gli edifici delle Nazioni Unite vale anche per questo conflitto. Ricordiamo che in base alle regole della guerra i civili, gli ospedali, le scuole, le cliniche e le sedi delle Nazioni Unite non possono essere degli obiettivi, dice ancora il comunicato.
L’Unione Europea ha stanziato 50 milioni di euro di aiuti per la striscia di Gaza, oltre a 25 milioni previsti in un primo momento. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha affermato in proposito che l’Europa collaborerà con le agenzie Onu per assicurarsi che tutti gli aiuti giungano alle persone bisognose. “la Commissione appoggia il diritto di Israele di difendersi dai terroristi di Hamas, nel pieno rispetto del diritto umanitario internazionale. Stiamo lavorando duramente per garantire che ai civili innocenti di Gaza venga fornito sostegno in questa situazione”, ha aggiunto von der Leyen.
Gli Usa che hanno assicurato altrettanto sostegno a Israele hanno al contempo invitato i cittadini che si trovano nella Striscia a raggiungere il più rapidamente possibile il valico di Rafah, al confine con l’Egitto, che è l’unica frontiera della Striscia che non confina con Israele e dalla quale si può sperare di uscire. In questi giorni il valico è rimasto inaccessibile non solo a causa dei bombardamenti ma anche considerata l’opposizione del governo egiziano ad accogliere i profughi palestinesi provenienti dalla Striscia.
Gli Stati Uniti avevano diffuso informalmente la notizia di un accordo tra Israele ed Egitto che consenta agli stranieri o alle persone con doppio passaporto di attraversare il valico che al momento, però, rimane ancora chiuso. Appare, come certamente altre zone della Striscia, molto pericoloso a causa degli incessanti bombardamenti e della mancanza di rifugi.
Nel frattempo dalla parte palestinese del valico continuano ad arrivare persone, sia palestinesi che straniere, nella speranza di poter uscire dalla Striscia. Oltre a persone di nazionalità statunitense ci sono britannici, francesi, cinesi, svizzeri e svedesi. Un portavoce del dipartimento di Stato americano ha fatto capire che il valico potrebbe aprire da un momento all’altro e per poco tempo: per questo il governo americano sta mettendo una certa fretta ai suoi concittadini per raggiungere il posto. Dall’altra parte del valico, in Egitto, sono intanto arrivati più di 100 camion contenenti aiuti umanitari di vario genere, cibo e acqua compresi: resteranno lì finché Israele non darà il suo consenso a farli entrare.