In Iran stanno perdendo la vita centinaia di bambine, il fine è quello di provocare la chiusura delle scuole femminili. Da novembre si susseguono morti improvvise e il ministro della Salute iraniano ha ammesso che si tratta di avvelenamenti volontari. Al momento non ci sono arresti
di Emilia Morelli
E’ tristemente noto quanto sta accadendo in Iran e la violenta repressione che le donne iraniane subiscono qualora rifiutino di piegarsi al dogma imposto dalla dottrina del velo. Da ultimo, al fine di determinare la chiusura delle scuole femminili, a Quom una delle principali città sante dell’Iran, sono state avvelenate centinaia di bambine.
E’ da fine novembre che si susseguono morti sospette per avvelenamento di bambine di circa 10 anni nelle scuole della città. Lo ha rivelato un’autorità sanitaria. I genitori delle giovani vittime si sono riuniti nel tentativo di ricevere spiegazioni davanti al governo della città. Ad oggi l’agenzia di stampa iraniana Irna ha fatto sapere che “il viceministro della salute Youness Panahi ha implicitamente confermato che l’avvelenamento è stato intenzionale”. Nel dettaglio “E’ emerso che alcuni individui volevano che tutte le scuole, soprattutto quelle femminili, fossero chiuse”, ha detto il ministro Panahi.
“I ministeri dell’Intelligence e dell’Istruzione stavano collaborando per trovare la fonte dell’avvelenamento”, ha farro sapere il portavoce del governo Ali Bahadori Jahromi, tuttavia non sono stati annunciati arresti.
L’avvelenamento è stato causato da “composti chimici disponibili non per uso militare, e non è né contagioso né trasmissibile”, ha aggiunto, senza approfondire.
La volontà di far chiudere le scuole femminili sembra connessa, ad occhio nudo, alla volontà non far studiare le donne in Iran e privarle della cultura, intesa come mezzo di riscatto.
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