di Mario Tosetti
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dato avvio alle consultazioni con i rappresentanti dei partiti, come di prassi, prima di dare l’incarico per la formazione del nuovo governo. Mattarella ha incontrato innanzitutto i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, successivamente i capigruppo dei partiti in parlamento: se tutto va come ci si attende al termine delle consultazioni, il 21 ottobre, Sergio Mattarella dovrebbe dare a Giorgia Meloni, in quanto leader del partito che ha ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni, l’incarico di formare il nuovo governo.
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, al termine dell’incontro con Mattarella ha riservato al capo dello Stato parole piene di stima: “Vi ringrazio. Non c’è motivo di aggiungere nulla: il colloquio è stato molto cordiale e devo dire è sempre emozionante parlare con il presidente”, ha detto La Russa. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, invece dopo un colloquio di 15 minuti si è astenuto dal rilasciare dichiarazioni.
Per quanto riguarda i partiti all’opposizione, il leader del Terzo Polo Carlo Calenda ha chiarito il ruolo che intende assumere: “cercherà di ingaggiare il governo su tematiche concrete” in quanto “abbiamo chiara l’importanza in democrazia del ruolo dell’opposizione, “non pregiudiziale, sino a quando viene rispettato il collocamento italiano nel mondo, in Ue e con i partner atlantici. Su questi temi non è possibile alcun compromesso”. Giuseppe Conte, capo della delegazione del M5s si è soffermato sulla guerra in Ucraina, ha richiamato più volte la manifestazione per la pace prevista per il 22 ottobre, e ha fatto sapere di aver partecipato al Presidente della Repubblica “sconcerto per i contrasti tra le forze di centrodestra che si accingono a formare un governo» e ha espresso “perplessità” per la scelta -data dai rumors quasi certa- di affidare il ministero degli Esteri a un membro di Forza Italia dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi di Silvio Berlusconi sull’Ucraina. Per ultima il Capo dello Stato ha ricevuto la delegazione del Pd. Al termine dell’incontro, il segretario dimissionario Enrico Letta ha detto che il Pd farà “un’opposizione rigorosa e ferma a partire dalle tre questioni che per noi sono principali: lavoro, diritti e ambiente”. Commentando le dichiarazioni di Berlusconi, Letta ha poi aggiunto che i dem sono fermi nel chiedere “che il governo sia senza ambiguità sulla condanna alla Russia e sui comportamenti criminali di Putin e sul sostegno all’Ucraina”.
Nella seconda giornata di consultazioni, che prenderà avvio il 21 ottobre alle 10.30, i gruppi del centrodestra saliranno insieme al Colle. Secondo quanto si apprende da una nota del Quirinale saranno presenti i gruppi di “Fratelli d’Italia”, “Lega Salvini Premier – Partito Sardo d’Azione”, “Forza Italia Berlusconi Presidente” il gruppo Parlamentare “Civici d’Italia – Noi Moderati (UDC – Coraggio Italia – Noi con l’Italia – Italia al Centro) – MAIE” del Senato della Repubblica.
“Il presidente Berlusconi sicuramente farà parte delle delegazioni, lo abbiamo già comunicato al Quirinale. Andremo tutti insieme i quattro gruppi, con i capigruppo quindi ci sarò io, ci sarà Licia Ronzulli e ci sarà il leader del partito Silvio Berlusconi. Analogamente faranno gli altri partiti”, ha affermato Alessandro Cattaneo, capogruppo di Fi alla Camera. Il leader della Lega, Matteo Salvini, sarà nella delegazione del centrodestra insieme al capogruppo al Senato Massimiliano Romeo e a quello della Camera Riccardo Molinari.
In una nota, Fratelli d’Italia ha comunicato che il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, farà parte della delegazione del centrodestra per le consultazioni per la formazione del nuovo Governo. Per Fdi saranno presenti i presidenti dei gruppi parlamentari al Senato e alla Camera, Luca Ciriani e Francesco Lollobrigida. “Domani, insieme a tutta la coalizione del centrodestra, saliremo al Quirinale per le consultazioni con il Presidente della Repubblica Mattarella. Siamo pronti a dare all’Italia un Governo che affronti con consapevolezza e competenza le urgenze e le sfide del nostro tempo”, ha scritto su Facebook la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Terminato il giro di consultazioni, se riceverà l’incarico di formare un governo dal Capo dello Stato, Meloni potrà decidere se accettarlo con riserva oppure senza, presentando in questo secondo caso una lista di ministri.
In questo giro di consultazioni nulla, però, può essere dato per scontato. Ci sono ancora parecchie incognite, soprattutto alla luce di quanto accaduto negli ultimi giorni nella coalizione di destra per via di alcune dichiarazioni di Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, dell’audio shock pubblicato da La Presse in cui il Cavaliere ha raccontato una versione inedita della guerra in Ucraina, della dura reazione di condanna di Meloni e, ancora, per i dissapori che hanno visto protagonisti proprio Meloni e Berlusconi che sembravano essere rientrati prima dei vari exploit del Cavaliere.
Un chiaro tentativo di ridimensionare la posizione di Forza Italia in relazione alla guerra in Ucraina, fortemente travisabile a seguito delle parole del leader azzurro, e al contempo probabilmente salvaguardare il suo promesso ruolo a capo della Farnesina il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, arrivando al summit del Ppe prima del Consiglio Ue ha dichiarato: “Sono qui per confermare ancora una volta la posizione del mio partito, la mia posizione personale e la posizione del leader del mio partito totalmente a favore della Nato e delle relazioni transatlantiche, in favore dell’Europa e contro l’inaccettabile invasione russa dell’Ucraina”.
Appare, comunque, evidente che per tutta questa serie di motivi le consultazioni potrebbero non svolgersi nella maniera più rapida. Per il momento Sergio Mattarella ha iniziato ad ascoltare le proposte dei leader, dovrà poi valutare se vi è o meno una maggioranza solida in grado di ottenere la fiducia del Parlamento. Al termine delle consultazioni, come da prassi, il Presidente della Repubblica affiderà ad un leader l’incarico di formare il nuovo governo che accetta generalmente “con riserva”, vale a dire riservandosi di fare un’ultima verifica in relazione alla possibilità di formare un governo e poi tornare al Quirinale per “sciogliere la riserva”. Questa ulteriore verifica potrebbe anche essere ritenuta doverosa sulla base di alcuni dubbi o criticità che il Presidente della Repubblica potrebbe decidere di sollevare circa le nomine in alcuni ministeri. Ciò è accaduto, ad esempio, quando l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano bloccò la nomina di Nicola Gratteri da parte di Matteo Renzi o ancora quando lo stesso Sergio Mattarella bloccò da parte di Giuseppe Conte la nomina a ministro dell’Economia di Paolo Savona a causa della “sua linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoriuscita dell’Italia dall’euro”.
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