di Carlo Longo
Opzione uomo, l’ ipotesi pensionistica allo studio del governo Meloni che prevede l’uscita dal mercato del lavoro a 58-59 anni con 35 anni di anzianità e riduzione del 30% dell’assegno, è stata bocciata sul nascere dal segretario generale della Cgil. Maurizio Landini. “Mandare in pensione le persone riducendogli l’assegno non mi pare sia una grande strada percorribile”, ha detto Landini, a margine dell’assemblea nazionale dei delegati della Fillea-Cgil a Milano, che ha poi aggiunto: “Credo che il tema sia quello di affrontare la complessità del sistema pensionistico. Credo poi che ci sia un altro tema di fondo per dare un futuro pensionistico a tutti i lavoratori: bisogna combattere la perecarietà”.
Diversamente da Landini, invece, la prospettiva non dispiace al presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. “Credo che tutte queste riforme siano orientate a un principio giusto, quello di garantire una certa flessibilità in uscita, rimanendo ancorati tuttavia al modello contributivo. Su questo eravamo orientati anche durante il governo Draghi. Quindi, se si va in questa direzione, mi sembra che si sia abbastanza in linea rispetto a quanto si stava facendo prima”, ha spiegato Tridico in occasione della presentazione del XXI Rapporto annuale Inps a Palazzo Steri.
Un’ipotesi che deve necessariamente tenere conto dei risultati dell’opzione Donna, alla quale si ispira. “L’Opzione Donna ha avuto un tiraggio rispetto alla platea del 25%, un dato che dimostra che la scelta è stata fatta da meno di un terzo delle donne. Dato basso? E’ una scelta” ha risposto Tridico. “Tutti sanno che col modello contributivo se si va in pensione prima si va con un minore assegno pensionistico. E’ normale nel nostro modello contributivo, ce lo abbiamo dal ’95, l’abbiamo riconfermato con la riforma Fornero”.
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