di Emilia Morelli
I giorni delle consultazioni al Colle si avvicinano mentre il Fondo monetario internazionale, per il 2023, ha tagliato le sue previsioni per l’Italia di 0,9 punti percentuali. Il 13 ottobre si insedieranno le Camere, fra il 17 e il 18 si costituiranno i gruppi e poi al Quirinale inizieranno le consultazioni, a questo punto il Presidente della Repubblica potrà dare l’incarico di formare il nuovo governo. Ormai è certo che tutto l’iter si concluderà dopo il Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre, cruciale per la crisi energetica, durante il quale il compito di rappresentare l’Italia sarà affidato a Mario Draghi.
Se da un lato Giorgia Meloni si dice pronta “a riscrivere le sorti della Nazione con un Governo forte, unito e autorevole” e dichiara di farsi trovare pronta con la lista dei ministri, con l’obiettivo di chiudere entro lunedì 24 ottobre; dall’altro la trattativa tra Fdi e gli alleati sembra procedere a singhiozzo. In particolare, è di difficile convergenza l’alleanza tra i tre partiti di centrodestra.
I rapporti tra Meloni e Berlusconi sono tutt’altro che distesi, fonti vicine al Cavaliere lo descrivono come “infastidito” al punto che l’incontro tra Meloni, Salvini e Berlusconi è saltato e il leader di Fi ha ricevuto solo Matteo Salvini per un colloquio durato appena una mezz’ora. Fonti di FI accusano di “bulimia” il primo partito della coalizione: “Vogliono tutto loro”, hanno fatto sapere mentre è chiaro che l’attrito dipende anche dalla resistenza di Meloni ad affidare un ministero di primo piano, quale Sanità o Istruzione, alla fedelissima del Cavaliere, Licia Ronzulli. La trattativa è tutt’altro che semplice, Berlusconi sembra abbia parlato addirittura di “affronto personale” ma si ritiene che la questione possa concludersi con Ronzulli a capo di un altro ministero, si pensa al Turismo.
Ad ogni modo le prime caselle dovrebbero essere riempite già con l’elezione dei presidenti delle Camere, qui Fdi sembra aver opzionato al Senato Ignazio La Russa anche se la Lega fa sapere di “stare lavorando per Roberto Calderoli”. E’ chiaro che se Palazzo Madama, alla fine, sarà di Fdi Montecitorio molto probabilmente andrà alla Lega con Riccardo Molinari che sembra essere favorito, secondo voci di maggioranza, a Giancarlo Giorgetti. Di Giorgetti si parla anche al ministero dell’Economia. Il diretto interessato, interrogato sul punto, è scoppiato in una sonora risata. E divertito è anche il commento di Ignazio La Russa, che in molti nel centrodestra sono certi sarà seduto sullo scranno più alto di Palazzo Madama: “Giorgetti potrebbe fare anche il generale delle Forze armate – assicura – lui potrebbe fare tutto, è un mio amico”. Tuttavia, sembra che Meloni per il Mef non abbia rinunciato a Fabio Panetta e confidi in un intervento persuasivo del Colle una volta avviate le consultazioni. C’è però anche chi ritiene che sarebbe un passo falso perdere una rappresentanza italiana nel board della Bce e ricorda alcune alterative di peso quali Domenico Siniscalco o Dario Scannapieco. Anche per Scannapieco si sollevano dubbi, comunque, in quanto si ritiene che sarebbe avventato sostituire l’amministratore delegato di Cdp in un momento determinante per l’acquisizione della rete unica Tim. Secondo le ricostruzioni c’è allora chi propone una soluzione interna al Mef, in particolare circola il nome del Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta: il vantaggio in questo caso sarebbe la pregressa conoscenza delle dinamiche ministeriali che consentirebbe l’approvazione di provvedimenti impellenti, quale la finanziaria, in tempi brevi.
Sembra, comunque, che i tecnici saranno meno del previsto, dovrebbe certamente esserci il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, all’Interno, e si ritiene vi sarà il banchiere Gaetano Miccichè al Mise. In ogni caso “dovrà essere un esecutivo autorevole e di altissimo livello, che parta dalle competenze”, ha ribadito Meloni.
C’è da precisare che FdI rivendica il ministero della Difesa con Adolfo Urso e il ministero della Giustizia con Carlo Nordio mentre per l’Attuazione del programma si pensa a Giovanbattista Fazzolari come primo nome che rimane comunque un’opzione accreditata anche come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Forza Italia, partito escluso dalle Camere, certamente vorrà un ministero di peso ed il nome di Antonio Tajani alla Farnesina si fa sempre più imponente. Per quanto riguarda la Lega, il Carroccio mira ad almeno quattro ministeri. Matteo Salvini, escluso dal Viminale, potrebbe essere dirottato alle Infrastrutture, in quanto ministero che si occupa dei porti, che gli consentirebbe indirettamente di occuparsi di immigrazione. Secondo fonti del partito per la Lega “sarebbe motivo di grande soddisfazione e orgoglio occuparsi con un ruolo rilevante anche di Economia e Finanze. Donne e uomini del partito di Matteo Salvini hanno già ricoperto prestigiosi incarichi di governo dimostrando il proprio valore in settori strategici come Interno, Infrastrutture, Sviluppo Economico, Politiche Agricole, Transizione Ecologica, Turismo, Persone con Disabilità o Autonomie. È un onore che in queste ore arrivino nuovi e significativi riconoscimenti che testimoniano la centralità e l’affidabilità della Lega”.
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