di Ennio Bassi
Il futuro prossimo del welfare italiano punta ad interventi di precisione realizzati per non perdere le opportunità che deriveranno dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Questo orientamento, emerso nell’incontro dal titolo Quale modello di welfare nel PNRR realizzato dal Think Tank del Gruppo Unipol “Welfare, Italia”, sta prendendo sempre più piede tra gli stakeholder del settore e tra gli esponenti di governo che lavorano alla gestione di questo delicato tema.
L’incontro organizzato da “Wellfare Italia”, al quale hanno partecipato Marco Leonardi (Direttore del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri) nella foto sopra, Veronica De Romanis (Professore di Politica Economica Europea presso la Stanford University di Firenze e la LUISS Guido Carli di Roma), Ruth Paserman (Direttore della Direzione Generale per l’occupazione, gli affari sociali e l’inclusione della Commissione europea) e Lorenzo Tavazzi (Partner, The European House – Ambrosetti), si è dunque rivelato utile e tempestivo nell’affrontare un tema così cruciale per il futuro del nostro paese.
Vediamo quindi di capire quali siano stati i punti centrali emersi dall’incontro. Cominciamo questa analisi dall’introduzione fatta da Stefano Genovese (foto a destra) , Responsabile Relazioni Istituzionali del Gruppo Unipol. Genovese, nel sottolineare il ruolo fondamentale dei privati, ha analizzato lo scenario ricordando che nella visione del Think Tank «Welfare, Italia» questo mondo deve essere improntato a un Welfare New Deal seguendo alcune delle direttrici illustrate da Lorenzo Tavazzi, Partner di The European House – Ambrosetti.
Appare dunque utile ricordare le direttrici indicate da Tavazzi (a sinistra): 1) Il welfare vale il 66,5% della spesa pubblica italiana con dinamiche crescenti e tensioni sulle diverse componenti; 2) L’Italia è stretta in una “doppia tenaglia” demografica di invecchiamento e bassa natalità che frena il potenziale di crescita e mina la sostenibilità futura; 3) l mercato del lavoro presenta criticità strutturali (disoccupazione giovanile, partecipazione femminile, politiche attive non efficaci); 4) Come rilevato dal Welfare Italia Index, che fotografa la capacità di risposta del sistema di welfare nelle Regioni italiane e l’eterogeneità del suo grado di sviluppo), il welfare nazionale mostra marcate disomogeneità territoriali; 5) La pandemia COVID 19 ha indotto conseguenze significative sulla capacità di sviluppo dell’Italia, già reduce da 20 anni di bassa crescita con impatti diretti per il sistema del welfare
Partendo da queste premesse, lo scenario evolutivo richiede ora un adattamento del sistema di welfare che nella visione del Think Tank “Welfare, Italia” deve essere improntato a un modello di precisione, capace di offrire ai cittadini le migliori e le più moderne risposte universalistiche di protezione sociale abilitando le condizioni per la piena autorealizzazione e proattività dell’individuo.
A questo proposito è utile ricordare anche la corposità degli investimenti riservati a questo settore. Nel complesso si stima che il PNRR destinerà non meno di 41,5 miliardi di Euro per gli interventi e le riforme strettamente legati al welfare, pari al 22% del budget del Piano. Cifre veramente importanti che costituiscono senza alcun dubbio un’opportunità storica per ripensare e rilanciare il sistema il welfare italiano. Un’opportunità che non potrà essere colta senza un coinvolgimento maggiore degli operatori privati, il cui ruolo rimane il vero snodo strategico nella gestione di questa nuova fase in cui sta entrando il mondo del welfare. Qualsiasi tipo di soluzione si adotti infatti non potrà avere l’efficacia attesa se nel processo decisionale ed attuativo non sia stato garantito uno spazio adeguato ai privati.
Questa visione evolutiva apre quattro grandi temi di sviluppo del sistema di welfare a cui il PNRR è chiamato a rispondere. Vediamo quali sono: occorre maggiore precisione della spesa sociale diretta verso i fruitori meno tutelati; ci vuole un potenziamento della complementarietà per favorire la sostenibilità e la copertura universalistica del welfare, così come è necessaria una Integrazione del digitale come porta di accesso unica e integrata per tutti i bisogni di welfare del cittadino; infine bisogna rafforzamento degli investimenti nelle politiche attive e nel mondo del lavoro.
Uno scenario in così marcata evoluzione richiede pertanto un adattamento del sistema di welfare: in questo quadro, Next Generation EU e le sue risorse rappresentano una finestra di opportunità per pensare a nuovi modelli di welfare. Il PNRR italiano, approvato ufficialmente dalla Commissione europea il 22 giugno 2021, è potenzialmente in grado di correggere le criticità strutturali dell’Italia, attraverso interventi che combinino riforme e investimenti, e sostenere un nuovo modello di welfare. Analizzando il Piano in prospettiva comparativa, emerge infatti come la componente riconducibile al welfare presente nel PNRR assuma un peso superiore rispetto a diversi Paesi europei (in primis Francia, Germania, Portogallo e Spagna – anche in virtù delle risorse superiori a disposizione dell’Italia nonché delle raccomandazioni europee sulle priorità d’investimento), essendosi progressivamente espansa nel percorso di definizione del documento.
È importante sottolineare che questa possibilità di intervento immediato e sostanziale (rinvenibile in Next Generation EU ma anche nello strumento denominato Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency – SURE) non sarebbe stata possibile senza il contributo dell’Unione europea, che sta evidentemente giocando un ruolo chiave per il rilancio del welfare nei Paesi membri. L’impegno dell’UE in questo ambito nasce però già prima della pandemia: il Pilastro europeo dei diritti sociali – composto da 20 principi e diritti fondamentali nell’ambito di pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, e protezione sociale e inclusione – risale infatti al 2017.Nella stessa ottica va analizzato Next Generation EU, il piano pluriennale da 750 miliardi di Euro volto a contrastare gli effetti profondi della crisi favorendo un riorientamento dell’economia europea all’insegna della digitalizzazione e sostenibilità. Composto per 360 miliardi di prestiti e 390 di sovvenzioni, risorse quindi trasferite ai beneficiari a fondo perduto, esso segna un vero e proprio cambio paradigmatico nelle ambizioni storiche di integrazione tra Paesi dell’Europa Centro Settentrionale e quelli invece dell’area Mediterranea.
Insomma, i soldi sono tanti, ma non sono tutto: occorre avere capacità di progetto e di spesa. Il gruppo di lavoro di “Wellfare Italia” ha infatti ricordato che se da un lato è possibile rilevare un importante e crescente impegno comunitario nell’ambito del welfare, per quanto possibile nel quadro dei Trattati, dall’altro non sembra essere altrettanto evidente la capacità gestionale di alcuni Paesi membri. La ridotta capacità di spesa e progettazione dell’Italia (tra il 2014 e il 2020 è stata uno dei Paesi meno efficienti, impiegando solo il 50,8% dei Fondi europei di sviluppo regionale a disposizione) costituisce una forte preoccupazione per le Istituzioni europee, soprattutto in ragione del fatto che le risorse del PNRR saranno di entità superiore e da allocare in un arco temporale ristretto (entro il 2026). Occorre dunque sottolineare che per rendere esecutivi gli investimenti del Piano e trarne i benefici connessi sarà quanto mai fondamentale poter contare su una governance efficace.
Lo scenario evolutivo richiede e permette – grazie alle risorse del PNRR e alla visione dell’Unione europea – un adattamento del sistema di welfare. Nel corso degli anni, il think tank Welfare Italia ha sviluppato e proposto delle direttrici per l’evoluzione del welfare, in grado di rispondere alle necessità presenti e future del sistema. Prima della pandemia era stato lanciato il Welfare New Deal, per evidenziare la necessità di cambiamento di un sistema di welfare inefficace ed inefficiente, ma le risorse hanno continuato ad essere destinate a fasce già coperte o ad essere spese in maniera improduttiva. Nell’anno della pandemia, è stata sottolineata la necessità di un Welfare di reti per proteggere le persone dagli impatti negativi impiegando in maniera più precisa le risorse a disposizione, ma le risorse sono state spese in maniera inefficiente, attenuando gli impatti in maniera solo limitata, e trascurando alcuni ambiti prioritari.
Secondo il think tank Welfare Italia per il dopo pandemia è più che mai fondamentale perseguire un Welfare di precisione, capace di offrire ai cittadini le migliori e le più moderne risposte universalistiche di protezione sociale abilitando le condizioni per la piena autorealizzazione e proattività dell’individuo. Esso deve dunque indirizzare le risorse a disposizione in modo da colmare le maggiori disuguaglianze del welfare italiano, ovvero quelle giovanili, femminili, e territoriali, che costituiscono un freno a una crescita inclusiva. All’interno di questa visione evolutiva un importante ruolo è inoltre svolto dalla componente complementare, il cui potenziamento può costituire una leva per favorire la sostenibilità economica e la copertura universalistica del welfare, a integrazione dell’attore pubblico. Su questi fronti, il PNRR prevede rilevanti investimenti e riforme, ma forse ancora poco ambiziosi e trasformativi rispetto alle reali necessità.
Di fronte ad uno scenario così promettente, ma allo stesso tempo complesso e di non facile attuazione, sono particolarmente significative le parole di alcuni dei partecipanti all’incontro. Pensieri che, come dicevamo, in queste settimane hanno contribuito in maniera decisiva a costruire la narrativa prevalente in materia. Ne riportiamo alcune. Veronica De Romanis (foto sopra), ad esempio, ha ricordato quanto oggi sia “fondamentale puntare ad un Welfare di precisione che indirizzi le risorse a disposizione in modo da colmare le maggiori disuguaglianze del welfare italiano, ovvero quelle giovanili, femminili, e territoriali, che costituiscono un freno a una crescita inclusiva. Su questi fronti – ha ricordato De Romanis – il PNRR prevede rilevanti investimenti e riforme, ma forse ancora poco ambiziosi rispetto alle reali necessità”.
Marco Leonardi, Direttore del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica del Governo, ha invece analizzato il ruolo dei fondi del PNRR per correggere (o imparare a gestire) le criticità strutturali dell’Italia e sostenere un nuovo modello di welfare. “Il PNRR – ha detto Leonardi – mira a rafforzare l’equità e l’efficienza del pilastro pubblico del welfare italiano, con la convinzione che ciò possa favorire una maggiore crescita e integrazione della componente complementare.
Infine merita di essere ricordato anche l’intervento di Ruth Paserman, (foto a sinistra) Direttore della Direzione Generale per l’occupazione, gli affari sociali e l’inclusione della Commissione europea, che, nell’analizzare il ruolo dell’Unione europea per il rilancio del welfare nei Paesi membri ha sottolineato come “la ridotta capacità di spesa e progettazione registrata dall’Italia negli ultimi cicli di programmazione europea costituisca una forte preoccupazione per le Istituzioni europee, soprattutto in ragione del fatto che le risorse del PNRR saranno di entità superiore e da allocare in un arco temporale ristretto (entro il 2026)”.
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